Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario (di etimologie, collusioni e inquinamenti)

Dopo aver letto su laRegione di mercoledì 21 marzo 2018 le dichiarazioni del procuratore pubblico Nicola Respini, non ce la facciamo proprio a restare zitt*.

Ci permettiamo quindi qualche osservazione:

Signor procuratore, ci sembra davvero tutta una grande farsa. E la sentiamo in difficoltà. Non le sembra di prestarsi a giocare la parte del ridicolo, non troppo a suo agio, perché ormai il danno è fatto e non si sa più bene che pesci pigliare? E allora al posto di tacere, ritenete più credibile rilanciare (imbaraz tremend imbaraz), cercando una volta in più di manipolare/distorcere quello che è stato il corso degli eventi. Il signor Gobbi, dal canto suo, dopo quasi una settimana di sproloqui, è riuscito finalmente a zittirsi (Ah già, che scemi! Che non è mica lui che ha diretto il tutto… Ma fino ad ora, quindi parlava a sproposito?).
E chiaramente, ma anche qua di dubbi non ne abbiamo mai avuti, la stampa ci abbocca e scrive, scrive, scrive,… ma per ora le domande davvero scomode nessuno le pone.

Grazie per l’attenzione e scusate un’altra volta se ci permettiamo di intervenire e di ribadire le nostre ragioni. Sappiamo bene che lassù ci preferireste saggi, ubbidienti, silenziosi, composti. Un po’ critici, magari. Ma non troppo, però! Che certe cose, non sta bene contestarle.

Ne approfittiamo inoltre per ringraziare chi ha portato solidarietà a tutte le persone toccate da quella giornata, dai diretti interessati ai famigliari, alle compagne e amici. E anche coloro che, nelle curve e nelle strade, si sono espressi pubblicamente contro le nuove leggi e “l’operazione congiunta”. Sono battaglie da combattere su più fronti! In particolare ringraziamo coloro che martedì hanno cominciato la partita fuori con noi, quelli che hanno scritto nei blog e nei social, che ci hanno telefonato, così come la tanta “gente comune” che ci ferma per chiederci preoccupata: “ma cosa le dré a süced?”. Gli amici, i colleghi e i famigliari sempre comprensivi. E infine le nostre amicizie di curva: Pisa, Cava e Berlino.

Il giochetto del potere è possibile smontarlo anche grazie alla solidarietà, agli attestati d’affetto, alle testimonianze, all’indignazione e alla preoccupazione popolare, così come all’unione d’intenti. Perché è l’unione che ci rende più forti. Prossime azioni seguiranno. Intanto, ci vediamo giovedì alla Valascia.

Più forti di chi ci vuole morti! Gioventù Biancoblu - Curva Sud