Umili ma mai domi, nella vittoria e nella sconfitta

Un enorme senso di vuoto ci colpisce. Non siamo gli unici a soffrire tuttora per il funerale del nostro tempio, del nostro fortino, della nostra casa ora rasa al suolo. È lì che siamo nati, siamo cresciuti ed è lì che avremmo voluto morire. Senza rivangare questo triste capitolo del passato che mai verrà dimenticato, vorremmo condividere ed esternare alcune nostre riflessioni; invitando tutta la nostra tifoseria a fare altrettanto.

Non siamo ingenui: la guida tecnica, qualunque essa sia, mai ha fatto l’unanimità dei tifosi, mai lo farà e non la fa nemmeno in questo percorso intrapreso da ormai 6 anni. Tuttavia ci piace sottolineare come Luca, Paolo e Pauli siano persone nelle quali tutta la tifoseria può orgogliosamente identificarsi. Sono tre ragazzi cresciuti nel nostro club, con i nostri colori stampati sulla pelle e che hanno contribuito a scrivere tante pagine della nostra fantastica Storia, ieri sul giacchio e oggi in panchina. Insomma, tre di noi!

Ma dopo una stagione e mezza nella nuova pista, crediamo che sia giunto il momento di fermarsi e riflettere. Riflettere sul fatto che forse eravamo migliori quando eravamo “quelli di sempre”. Non possiamo riportare in vita la Valascia, ma possiamo far sì che anche in questa nuova struttura asettica si respiri, almeno un po’, l’aria e l’ambiente della Valascia. Non ci riferiamo ai -17° delle partite invernali o al vento che oltre a penetrarci le ossa ci sputava in faccia l’immancabile nevischio; ma all’atmosfera unica, genuina e ribelle che ha caratterizzato tutti noi e l’Ambrì-Piotta come ultima follia dello sport moderno.

Nell’ultimo periodo durante le partite casalinghe l’aria che si respira è diversa, e siamo sicuri che non l’abbiamo notato solo noi e Luca. L’Ambrì è la squadra del popolo, lo era prima e lo è tuttora. L’Ambrì è la squadra di montagna senza soldi che deve lottare contro le potenze urbane. L’Ambrì è una famiglia e un modo di vivere diverso. Per l’Ambrì, vittoria non fa sempre rima con 3 punti. La vittoria può essere una bagarre, una partita finita con le maglie piene di sudore, una macchia di sangue o un dente saltato dopo aver bloccato un tiro avversario. Può essere un pianto di gioia dopo un goal o un urlo di libertà dopo una rete.

Con questo comunicato, in cui noi stessi ci mettiamo in discussione, vogliamo spingere il popolo biancoblu a tornare ad essere quello di sempre: quello che intimorisce i giocatori avversari, quello inospitale verso le decisioni arbitrali a sfavore, quello che spinge i giocatori a compiere miracoli sportivi. Ambrì dev’essere una bolgia, non un cinema. Non una pista dall’ambiente piatto che si svuota prima del 60esimo e dove mugugni e timidi fischi cominciano a fare capolino in una serata storta. Perché non potremo mai vincere la concorrenza delle grandi città con le loro stesse armi, dobbiamo dimostrare che nonostante la nuova casa noi siamo quelli di sempre e continueremo ad esserlo.

Pic e pala” e “ricordiamoci da dove veniamo” per noi non sono solo un mantra e vuoti slogan, ma un’identità da preservare e che non dobbiamo dimenticare, soprattutto noi sui gradoni. Lottare ogni momento è parte inscindibile del nostro DNA, così era e così sarà. Perché si sa, Davide sconfiggerà Golia.

Tutti uniti, nella sconfitta e nella vittoria. Porta la tua sciarpa, la tua bandiera, il tuo stendardo. Coloriamo la Curva Sud ma soprattutto torniamo a far vibrare la pista con i nostri boati, oltre il risultato, 60 minuti su 60. Malinconici ma volenterosi di lottare per questi colori, per questo stemma e per i nostri ideali, finché nelle piste si potrà sentire il nostro grido di libertà.

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